Pizza, tra storia passata e mito di oggi

Si narra che le tracce della pizza risalgano ai canti di Omero, all’assedio di Troia dove i greci, racconta il poeta dell’Iliade, mangiavano il loro cibo su "piatti di acqua e farina", ma allora di olio, pomodoro e mozzarella non c’era traccia.
Qualche notizia più certa ci arriva dai Borboni. Sembra che re Ferdinando, sul trono dal 1751 al 1825, abbia sfidato il rigido protocollo di palazzo per sedersi nei tavoli della bottega di "n’Tuono", Antonio Testa.
Ma la pizza, amata dal popolo e dal suo savrano, ancora non era riuscita ed entrare nei favori della regina e dei cortigiani.
Fu con Fedinando II che il "forno" entrò a pieno diritto nei giardini del Palazzo.
E persino Garibaldi decise di sfamarsi in una tipica tavena napolenta, con un piatto a base di… pizza.
"Marinara" (pomodoro, aglio, origano e olio) e "Mastunicola" (basilico e strutto) sono le due specialità napoletane che Umberto I di Savoia e Margherita hanno richiesto al noto pizzaiolo Raffaele Esposito, che per l’occasione ha aggiunto un ingrediente e dedicato alla nobildonna la nuova creazione: pomodoro, olio e mozzarella, e la Margherita è sfornata.
Da quel momento la storia è nota, in ogni parte del mondo e con ogni variante, "pizza" è oggi un termine conosciuto ovunque e l’acquolina non manca mai.
 

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