Scrisse sedici satire in esametri, che offrono una minuziosa e vivace descrizione della società romana del suo tempo, di cui Giovenale deplorava, con aristocratico sdegno, la disgregazione e il degrado morale.
L’aristocrazia era priva del potere politico, mentre i liberti erano sempre più ricchi e potenti; le famiglie nobili che un tempo proteggevano gli artisti, erano ormai immiserite o scomparse, mentre i nuovi ricchi, avari e incolti, causavano l’indigenza dei letterati e la decadenza della cultura.
I suoi versi violenti e indignati, il suo stile realistico e vigoroso hanno prodotto una delle opere più vitali della letteratura latina, opera che divenne il modello di molti satirici del Rinascimento e che nel Seicento e Settecento suscitò grande ammirazione.