La Sacra Cintola della Vergine

La santa reliquia più importante di Prato, città nota sin dall’antichità per la pregiata industria laniera, sembra confermare tale vocazione tessile, poiché, invece dei soliti reperti sovente appartenenti a corpi di santi, è stata scelta per tale funzione la Sacra Cintola (o Cingolo) di Maria. Si tratta di una cintura di fine lana di capra, color verde chiaro, che una tradizione risalente al XIII secolo vorrebbe appartenuta alla Vergine Maria.
Secondo i testi apocrifi del V-VI secolo, tale cintola sarebbe un dono lasciato a San Tommaso nel momento dell’ascensione verso i cieli di Maria.
Giunta a Prato nel 1141, portata dal mercante Michele di ritorno dalla Terra Santa, la Cintura divenne subito un prezioso tesoro per la cittadinanza, in grado di fondere assieme afflato spirituale e istanze politiche, in quanto il suo arrivo nella città sembrò coincidere con la nascita del libero Comune e il suo valore simbolico, in grado di unire umano col divino, costituì il fulcro della religiosità pratese.
Il possesso di una tale reliquia alimentò il desiderio e la speranza di autonomia di Prato nei confronti di Firenze e Pistoia, e la sua ostensione venne regolata dai decreti del Comune, possessore di parte delle chiavi necessarie per estrarla dal suo altare.
Oggi la Sacra Cintola è conservata nella Cattedrale di Santo Stefano, nella cappella progettata da Lorenzo di Filippo e affrescata da Agnolo Gaddi.
Come cinque secoli fa, nelle festività di Natale, Pasqua, 1 maggio e 15 di agosto, oltre che in forma solenne l’8 di settembre, il vescovo mostra il Sacro Cingolo ai fedeli, facendo tre volte il giro del pulpito esterno di Donatello.
 

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